La detenzione delle giornaliste in Iran costituisce una cosa seria attacco alla libertà di stampa e ai diritti delle donne

L’Associazione mondiale delle donne giornaliste e scrittrici (AMMPE) esprime la sua più energica protesta contro la politica repressiva del governo iraniano che ha portato all’arresto di un numero senza precedenti di giornaliste nell’ambito della sua offensiva per controllare le proteste scatenate dal omicidio della giovane curda Mahsa  Amini.

Per AMMPE, questa politica iraniana costituisce un attacco alla libertà di stampa e di espressione, che è un diritto umano essenziale e un pilastro della costruzione di società democratiche e garanti dei diritti dei propri cittadini e cittadine.

In particolare, respingiamo gli attacchi contro le giornaliste che sembrano aumentare esponenzialmente nel mondo e, in questo caso, ripudiamo l’attacco selettivo che – come ha denunciato Reporter senza frontiere – cerca di «mettere a tacere le voci femminili».

In quanto Associazione Mondiale delle Giornaliste e Scrittrici, protestiamo con forza contro tutte quelle politiche statali che esprimono misoginia e si basano sull’incitamento all’odio.

La politica di repressione iraniana non si ferma e si è scatenata soprattutto durante la manifestazione dello scorso 2 novembre nella commemorazione della la Giornata internazionale contro le impunità per i crimini contro i giornalisti: On quest’occasione due delle donne detenute in Iran rischiano la pena di morte.

Per questo ci uniamo alla protesta mondiale contro la repressione scatenata dal governo iraniano e offriamo il nostro sostegno a tutti gli sforzi per affrontare l’attuale crisi crescente della libertà di espressione e contrastare la violenza che viene esercitata contro le donne, comprese le giornaliste.

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