Le due sponde del Mediterraneo verso un futuro in chiave femminista
Giornaliste, ricercatrici, comunicatrici si sono riunite a Barcellona. Anche AMMPE è stata presente.
La situazione dei profughi a causa delle guerre, del clima e della povertà nell’area del Mediterraneo; aumento dell’inquinamento ambientale nonostante gli impegni dei paesi europei per il cambiamento climatico; la libertà di stampa e l’esercizio della professione per le giornaliste dove la libertà di stampa è a rischio.
Questi ed altri temi sono stati affrontati al convegno «Comunicare il Mediterraneo con uno sguardo femminista» organizzato dalla Rete Europea delle Giornaliste presso la sede dell’Istituto Europeo del Mediterraneo nei giorni 4 e 5 novembre, durante il quale sono state affrontate le crisi lavorative, economiche e sociali della post-pandemia e le loro innegabili ripercussioni sul futuro del pianeta.
“La pandemia ha fatto un bagno di umiltà sulla sponda nord del Mediterraneo, perché è necessario svegliarsi. O affrontiamo i problemi insieme o non ci riusciremo», ha affermato Carme Gual, direttrici dell’Agenzia catalana per la cooperazione allo sviluppo, in coincidenza con il giornalista egiziana Sahar Talaat, che ha anche sottolineato «la pandemia ci sta aiutando a conoscerci meglio e a capire come far fronte a questa sfida : abbiamo già un passaporto per il futuro e non parlo solo di Covid”.
UN MARE DI CONTRASTI
È necessario un nuovo modo per far fronte all’attuale crisi energetica, che abbandona il modello classico e si avvia verso un’economia trasformativa ha detto l’eurodeputato Jordi Solé, che ha anche sottolineato che l’Europa è senza dubbio il continente più rispettoso dell’ambiente con obiettivi chiari, ad esempio ridurre il consumo di combustibili fossili. Tuttavia, questo sforzo contrasta con la realtà della sponda meridionale del Mediterraneo, dove l’emergenza climatica è al culmine: «due sponde, tra le più diseguali del pianeta», ha affermato.
Dionysia Vouvou dalla Grecia, Nariman El Chamaa dal Libano, Sahar Talaat dall’Egitto, Zoubeida El Fathi del Marocco, tra le altre giornaliste che rappresentano il sud del Mediterraneo hanno convenuto che i governi devono adottare misure urgenti per regolare l’industria estrattiva e la produzione in risposta alle sfide imposte dal cambiamento climatico.
Alaa Karajah dalla Palestina ha denunciato la situazione di emergenza nella Striscia di Gaza ei continui attacchi israeliani. Da parte sua, la collega turca Burçu Karakas ha sottolineato che nonostante la repressione nel suo Paese, le donne sono organizzate. Zoubaida El Fathi, conduttrice del telegiornale in spagnolo del primo canale marocchino, ha sottolineato come esso abbia costituito “non solo uno spazio informativo ma anche un anello di congiunzione tra le seconde generazioni di immigrati marocchini in Spagna, consentendo loro di stare al passo con quanto accade nel loro paese di origine”.
Allo stesso modo, “poiché la maggioranza siamo donne, questo telegiornale è stato proposto anche come strumento per dare maggiore visibilità alle donne marocchine moderne che hanno lottato per distinguersi e prendere piede in mezzo a una società maschilista e tradizionale che sempre le ha emarginate, per questo ora più che mai è il momento che anche questa donna venga ascoltata e che gli venga data la parola perché solo lei conosce la strada e può aiutare le altre donne che sono state lasciate indietro”.
El Fathi ha ricordato che nonostante ci siano tante donne sindache nelle città più importante del Paese, «questa notizia non apre le cronache né i titoli dei giornali, perché purtroppo i media e i social cercano la notizia che vende meglio».
La maggior parte dei partecipanti ha convenuto nell’evidenziare l’enorme potenziale dei social network e la loro capacità di influenzare la società. Questi nuovi spazi hanno permesso ai giovani e alla società civile di organizzare manifestazioni di massa che sono riuscite in alcuni casi a cambiare il corso delle decisioni politiche e/o giudiziarie. Tuttavia, hanno anche sottolineato che molestie, persecuzioni e minacce alle donne siano entrate anche in queste reti, trasformandole in una nuova forma di grave violenza di genere.
AMMPE VERSO IL XXIV CONGRESSO
Patricia Mayorga, presidente di AMMPE, ha citato la scrittrice femminista italiana Michela Murgia, che nel suo libro “Stai Zitta” analizza i due più importanti quotidiani a diffusione nazionale in Italia (Corriere della Sera e La Repubblica) per dimostrare il fatto che le donne generalmente non firmano in prima pagina e meno nelle rubriche editoriali. E se lo fanno è soprattutto su argomenti cosiddetti “leggeri”.
D’altra parte, la nostra Presidente ha evidenziato la visione unanime delle colleghe di diverse aree del mondo riuniti all’ultimo incontro internazionale dell’AMMPE tenutosi il 2 novembre con la domanda «C’è uguaglianza nei media nel mondo?»: la risposta unanime in questa occasione è stata un sonoro No!.
Al termine della sua presentazione, ha invitato tutte le partecipante a partecipare al prossimo congresso mondiale AMMPE che si terrà nel 2022 a Roma, rilevando che uno dei risultati attesi dal Congresso è la creazione di una grande agenzia di stampa dove le donne possono essere rese visibili non solo come vittime, ma anche come artefici e creatrici del proprio destino.
Da parte sua, Alicia Oliver, coordinatrice della Rete Europea di Giornaliste, organizzatrici dell’incontro, ha sottolineato in chiusura che “sono stati due giorni entusiasmanti per poter ascoltare e conoscere le diverse realtà che affrontiamo come giornaliste in ciascuno dei nostri paesi. Penso che sia stato anche molto importante potersi incontrare fisicamente, dopo più di un anno e mezzo di pandemia”.
«Senza dubbio, la nostra grande sfida, ora, è articolarci per essere in grado di ottenere di più, insieme copriamo di più e andiamo oltre, allo stesso tempo che ci consente di affrontare le sfide che abbiamo in sospeso per ottenere un risultato più giornalismo egualitario e femminista”, ha concluso.