Migranti e rifugiati nel mondo di oggi

Modera: Elena Llorente

Relatrici: Guadalupe Zárate Miguel (Messico), Carolina Rosas (Argentina), Asmae Dachán (Italia-Siria), Alessandra Schiavo (Italia).


Elena Llorente: sociologa e giornalista, ha introdotto il tema presentando i numeri dei migranti e rifugiati nel 2021 (89 milioni), aumentati dopo l’inizio della guerra in Ucraina raggiungendo i 100 milioni secondo l’UNHCR (Organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati).  Il 48/49% di loro sono donne. Questa realtà durerà, ha spiegato Llorente, a causa della crescente povertà, dei cambiamenti climatici, dei conflitti e delle guerre ed è necessario agire per cambiare la situazione, non solo attraverso i politici e le organizzazioni internazionali, ma anche attraverso i giornalisti. Ha citato la Carta di Roma, un codice di condotta per la stampa in Italia, che indica come presentare questi fenomeni in modo più onesto e trasparente, in modo che le persone capiscano meglio di cosa si tratta. I relatori hanno affrontato il discorso riguardo la situazione dei migranti in diversi paesi.

Guadalupe Zárate Miguel: Dottorato in Storia, è ricercatrice presso l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico e presidente della sezione Querétaro di AMMPE Messico. Guadalupe Zárate ha raccontato come il suo paese, da paese di immigrati nel XX secolo (dal Guatemala, Argentina, Brasile, Cile, Bolivia) sia diventato un paese di immigrati, emigranti e transmigranti (che vengono da altri paesi soprattutto per cercare di entrare negli Stati Uniti). La reazione della popolazione a questo fenomeno è stata varia, dalla solidarietà agli atteggiamenti discriminatori su tutto ciò che riguarda gli afro-discendenti (che sono pochi nel paese), ma non verso i bianchi e gli europei. “La pelle bianca è vista con maggiore curiosità e simpatia per quell’eredità coloniale che favorisce il fenotipo europeo” ha spiegato.

Carolina Rosas: sociologa, dottoressa in Population Studies e ricercatrice presso CONICET in Argentina, ha parlato delle migrazioni in Sud America (18 milioni nel 2020), intra ed extra regionali. Il paese con il maggior numero di emigranti è il Venezuela (5 milioni). Argentina, Cile e Brasile sono i  paesi che ne ricevono di più. Ma ci sono nuove e più severe regole di controllo che limitano l’ingresso nei territori nazionali. Le donne hanno svolto un ruolo fondamentale nelle migrazioni dal Sud America. Lavorano in altri paesi come domestiche/domestici o badanti e non sono sempre legalmente riconosciute/i. Ma inviano denaro alle loro famiglie, aiutando anche l’economia delle nazioni di origine.

Asmae Dachán: figlia di immigranti siriani, è giornalista freelance, fotografa, scrittrice e docente a contratto di arabo multimediale presso l’Università di Macerata. Asmae Dachán si è soffermata sulla situazione migratoria in Medio Oriente, in particolare in Siria e Afghanistan, da dove – come ora in Ucraina – le persone affrontano ogni tipo di rischio per fuggire: debiti con i trafficanti di esseri umani, prostituzione, sfruttamento e talvolta perdendo la vita durante il viaggio. “La migrazione sicura dovrebbe essere un diritto” ha detto Dachán, invitando la comunità internazionale a lavorare su questo.

Alessandra Schiavo: Laureata in Scienze Politiche, è stata ambasciatrice dell’Italia in Myanmar (2018-2022) e console a Hong Kong. Attualmente è Direttrice per l’Asia presso il Ministero degli Affari Esteri italiano. L’ex ambasciatrice ha descritto la situazione dei migranti in Asia, gravemente colpiti dalla pandemia e le sue conseguenze sociali ed economiche, oltre ai disastri naturali derivanti dai cambiamenti climatici. Il Myanmar (cioè la Birmania) è il terzo paese in Asia per numero di migranti dopo la Siria e l’Afghanistan. “Uno dei fattori scatenanti è stato il colpo di stato del 2021 e la tremenda repressione militare, oltre alla grande crisi umanitaria” ha affermato. A questo si aggiunge la persecuzione del popolo Rohingya, una minoranza musulmana che vive in Birmania. In tutto il paese le donne sono le più maltrattate ma molte si sono organizzate per portare aiuti nei campi profughi di altri paesi. Altri fuggono o vengono mandati in Cina forzati a sposarsi e a lavorare in situazioni disagevoli.

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